mercoledì 19 giugno 2013

Essere o non essere .... (Parte Prima)


Serie Fondamenti

 

Titolo: Essere o non essere questo è il problema. (Romani 1: 1-7)

 

La celebre frase di Shakespeare, evidenzia  il bisogno di avere un’identità chiara.

Non smetterò mai di sottolineare la necessità  che ogni essere umano ha di trovare se stesso. Questo vale anche per quei cristiani che ancora non sanno chi sono in Cristo.

Gesù prima di chiarire le Sua missione , dichiarò la Sua identità dicendo diverse volte :IO Sono,  Lo stesso principio vale per ognuno di noi , prima di scoprire quello che possiamo fare o quello che dobbiamo fare, dovremmo  per forza scoprire chi siamo.

Introduzione   (Proverbi 25:26)

Il verso soprascritto rimarca uno dei rischi che si corre a causa di un identità debole.

L’empio (satana) potrebbe farci vacillare dalla nostra posizione di figli di Dio, dalle nostre convinzioni,  e dai nostri  principi a causa di una fragile identità.

Potrebbe farci  vacillare nelle tentazioni e nelle scelte, perché un identità debole rende debole tutto quello che facciamo e diciamo.

Un’identità debole ci fa diventare persone e cristiani del tentativo e non della certezza.  

La nostra carta d’identità , non dice se siamo magri o grassi , se corriamo  veloci o no, non elenca le nostre  passioni  ma descrive con chiarezza i tratti essenziali e fondamentali della tua persona. Come cristiani  noi sappiamo di essere figli di Dio e non figli di un genitore innaturale.

(Giovanni 13:3)Gesù sapeva, che era proceduto  da Dio e che ritornava a Dio, noi non possiamo vacillare sulla certezza che Dio ci ha fatto nascere e a Lui torniamo.

Anche l’apostolo Paolo inizia ogni rapporto  epistolare, partendo da questo punto di forza: egli conosce la sua identità in  Cristo.

In (Romani cap. 1:1-7)

Paolo si identifica come servo(Verso 1), non come credente o cristiano (Religione).

Servo di una persona morta diversi anni prima, che ora si dice è risorto.

La parola servo a quei tempi descriveva una condizione chiara e definita.

Il servo era visto in modo diverso da ebrei e cristiani: per i romani era una persona che doveva la vita al suo padrone , quest’ultimo disponeva di lui come meglio credeva e se lo riteneva opportuno poteva perfino ucciderlo.

Per gli ebrei il servo era una risorsa, una persona su cui investire, per poter in caso di necessità affidargli le questioni di famiglia ( IL servo di Abramo).

Paolo quando si identifica come servo a queste due immagini in mente.

La parola servo nel cristianesimo non vuole rimarcare la bassezza della persona, perché Dio dona dignità alle persone, ma vuole sottolinearne l’appartenenza(1 Corinzi 6:20 e Cap. 7:23).

 

 

 

(Esodo 21:2-6)  Ci dice che fondamentalmente esistevano due categorie di servo:

Quello comprati a cui tutti appartenevano e  quello innamorato  che rimaneva nella casa per scelta. Il primo era a tempo infatti al giubileo poteva andarsene  l’altro è per sempre.

Noi siamo servi comprati e innamorati.

 

 

2)Paolo si definisce uno che: è stato chiamato( Versi 1-6-7).

Con questa parola Paolo  intende mostrare  l’azione specifica dello S. Santo, nel portare a Dio le persone. Il  cristianesimo genuino deve la sua efficacia e crescita al coinvolgimento diretto di Dio nel Suo mezzo. Ognuno che vive un rapporto di fede con Gesù, che ne sia cosciente o meno è stato “contattato” direttamente da Dio, attraverso i moderni discepoli. La chiamata diretta di Dio ci ha  portato fuori dalla condizioni precedente di  estranei, per introdurci  a quella di figli.

Noi non siamo resi figli di Dio  dalla capacità manipolativa umana dell’ eloquenza o altro.  Ma direttamente da Dio attraverso lo strumento da lui usato.

La nostra figliolanza è da Dio, e questo ci responsabilizza verso di lui.(Giovanni 3:1-8)

Se  la nostra chiamata è dagli uomini allora  sarai schiavo degli uomini. Dovrai ingraziarti le loro simpatie. (Galati 1: 6 e 10)

Paolo prende la sua importanza non da cosa compie lui per Gesù, ma da cosa Gesù ha compiuto in lui.

 

3)Paolo si definisce  messo da parte per l’evangelo(Verso 1)

Con questa  parola vuole sottolineare la scoperta dello scopo di Dio , per la sua vita.

Ogni cristiano dovrebbe conoscere gli scopi generali di Dio per la propria vita.

La parola separato o messo da parte è la stessa usata per  “Fariseo” che letteralmente significa “Segregato- isolato” ma la differenza nell’applicazione è immensa. Infatti i farisei , si auto separavano per promuovere la loro setta religiosa, attraverso la manipolazione delle persone e della verità.

Paolo  invece non si è separato dagli altri per fare qualcosa di personale, questo accadeva  prima nella religiosità, ma  è Gesù che lo ha chiamato sulla via di Damasco e dedicato a uno scopo preciso : L’evangelo. Questo accade a tutti quelli che Dio chiama, la Sua opera li allontana dal male per dedicarli ad uno scopo nuovo.

Dio non ci separa dagli uomini , ma ci manda tra gli uomini come servitori di Gesù.

 

Fabrizio Terregna

 

Anche nei (versi 6-7) viene detto che anche noi siamo  stati chiamati direttamente da Gesù

Cristo, amati da Dio,  chiamati ad essere santi, c’è uno scopo essere santi,  separati dal male.

La santità è il dono di amore del PADRE, che ti mette in condizione di essere e vivere come LUI.

Perché è importante la santità: (Verso 4) Gesù è l’esempio: Nato nella carne come tutti, MA

La santità ti stabilisce come “Figlio di Dio” ti rende stabile in Dio.

Ti mantiene in autorità sul male.

Ti assicura una vita di resurrezione.

Torniamo così al verso di apertura : Il giusto vacilla davanti al male, per insicurezza.

 

Past.
Fabrizio Terregna
 

 

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