martedì 25 giugno 2013

ESSERE O NON ESSERE... (Parte Seconda )


Serie Fondamenti - “Essere o non Essere” Parte Seconda (Efesini 1:1-14)

 

Introduzione : (Efesini 2:10) Noi siamo opera Sua.

 

La società dice: Più possiedi , più vali,  più diventerai importante.

La religione dice: più fai, più sei utile per te e per gli altri, più avanzerai verso il  paradiso.

La bibbia dice: prima di fare e di avere devi sapere chi sei, prima sai  chi sei e prima smetterai di essere qualcun altro.

Questa sera valuteremo un altro aspetto di chi siamo, attraverso (Filippesi 1: 6-12-14).

 

Noi siamo la lode della Sua gloria e grazia. Noi siamo una lettera, letta da tutti gli uomini, scritta dal dito di Dio   (2 Corinzi 3).
 
Nell’Antico testamento in modo specifico nella legge si offrivano in sacrificio gli animali .

Nel libro dei salmi, viene raccontato di un guerriero e cantore dal nome Davide che offriva lodi e ringraziamento.

Nel Nuovo Patto con Gesù noi andiamo oltre,   non solo offriamo lode e ringraziamento a Dio, ma noi stessi diventiamo  una lode e un ringraziamento. 

NOI SIAMO  UNA LODE A DIO.

Un piccolo esempio può aiutarci a comprendere meglio queste parole:

Noi siamo come altoparlanti che trasmettono all’esterno una melodia che viene da uno strumento suonato abilmente da un musicista. Il musicista che crea armonie è Dio, lo strumento col quale Dio compie tali armonie è Cristo e noi siamo gli altoparlanti che diffondono all’esterno.

Come Dio opera per farci diventare a Lode della Sua grazia ?

 

1) ADOTTANDOCI.

L’adozione è una delle espressioni dell’amore di Dio.

Questa avviene  all’inizio, prima dei nostri sforzi, della nostra dignità, delle nostre capacità.

La Sua adozione ci rende forti  perché non è basata sul nostro merito, ma su una scelta di Dio.

Due immagini dell’adozione:

A differenza delle adozioni  , che riguardano in genere i bambini,  Dio adotta persone adulte, che in molti casi sono arrabbiate  e ribelli, proprio nei riguardi  di Dio.

Per questo l’adozione biblica ha due aspetti:

Uno è attrattivo, perché come pecore senza pastore, eravamo bambini fragili senza genitori affettivi.

L’altro è repulsivo, perché volutamente ribelli alla Sua volontà.

Noi eravamo attrattivi e repulsivi allo stesso tempo.

Scopi di Dio nell’adozione:

a) Dio ci ha adottati  per mostrare la Sua grazia  attraverso noi.

b) Dio ci ha adottati per mostrare  la Sua gloria.

(Oggi molti vedono nel vangelo la possibilità per ottenere solo qualcosa di semplicemente terreno.)

c) DIO ci ha adottati per ristabilire la Sua immagine in noi.

d)Dio  ci ha adottati  per fare diventare Gesù il centro del nostro mondo.

L’ ADOZIONE HA UN COSTO (Verso 7).

Anche nell’ adozione biblica  come nell’adozione naturale ,  c’è un prezzo da pagare,
un costo per tutti, per chi adotta e per chi viene adottato.

A Dio è costato il figlio amato, a noi  l’obbligo di sottostare  alla disciplina paterna  del
Signore. L’ Amore non esclude la disciplina .

Qual' è  il padre che non disciplina il figlio?

Alcune persone per evitare questo costo non si  legano  a nessuno, ma ogni  relazione
 degna di tale nome  ha un costo.
 
Anche noi dovremmo  applicare la legge dell’adozione verso gli altri:

Senza aspettare la perfezione.
Attraverso una scelta d’amore, sapendo che costerà qualcosa.

 

2) SIGILLANDOCI  (Verso 13)

Dio ci ha sigillati con il Suo Spirito per  farci  vivere A Lode Della Sua Gloria.

Cosa significa essere sigillati nella bibbia ?

A) In Matteo 27:66 significa  AUTORITA’,

Gesù rompe il sigillo della morte , dei romani e dei religiosi.

B) In  Apocalisse 20:3 significa PROTEZIONE

Satana è legato e la sua prigione è sigillata.

C) In Romani 4:11  significa AUTENTICITA’

Abramo riceve il sigillo come segno della sua fede genuina.

D) In APOCALISSE 7:3 significa  INTEGRITA’

I servi sono sigillati per non essere corrotti o danneggiati.
 
 

Per Concludere riepiloghiamo.
 

Dio ci rende “A lode della Sua gloria” adottandoci attraverso Gesù

e sigillandoci con il Suo Spirito Santo.
 
Past.

Fabrizio Terregna

 

 
 

 

 

 

 

mercoledì 19 giugno 2013

Essere o non essere .... (Parte Prima)


Serie Fondamenti

 

Titolo: Essere o non essere questo è il problema. (Romani 1: 1-7)

 

La celebre frase di Shakespeare, evidenzia  il bisogno di avere un’identità chiara.

Non smetterò mai di sottolineare la necessità  che ogni essere umano ha di trovare se stesso. Questo vale anche per quei cristiani che ancora non sanno chi sono in Cristo.

Gesù prima di chiarire le Sua missione , dichiarò la Sua identità dicendo diverse volte :IO Sono,  Lo stesso principio vale per ognuno di noi , prima di scoprire quello che possiamo fare o quello che dobbiamo fare, dovremmo  per forza scoprire chi siamo.

Introduzione   (Proverbi 25:26)

Il verso soprascritto rimarca uno dei rischi che si corre a causa di un identità debole.

L’empio (satana) potrebbe farci vacillare dalla nostra posizione di figli di Dio, dalle nostre convinzioni,  e dai nostri  principi a causa di una fragile identità.

Potrebbe farci  vacillare nelle tentazioni e nelle scelte, perché un identità debole rende debole tutto quello che facciamo e diciamo.

Un’identità debole ci fa diventare persone e cristiani del tentativo e non della certezza.  

La nostra carta d’identità , non dice se siamo magri o grassi , se corriamo  veloci o no, non elenca le nostre  passioni  ma descrive con chiarezza i tratti essenziali e fondamentali della tua persona. Come cristiani  noi sappiamo di essere figli di Dio e non figli di un genitore innaturale.

(Giovanni 13:3)Gesù sapeva, che era proceduto  da Dio e che ritornava a Dio, noi non possiamo vacillare sulla certezza che Dio ci ha fatto nascere e a Lui torniamo.

Anche l’apostolo Paolo inizia ogni rapporto  epistolare, partendo da questo punto di forza: egli conosce la sua identità in  Cristo.

In (Romani cap. 1:1-7)

Paolo si identifica come servo(Verso 1), non come credente o cristiano (Religione).

Servo di una persona morta diversi anni prima, che ora si dice è risorto.

La parola servo a quei tempi descriveva una condizione chiara e definita.

Il servo era visto in modo diverso da ebrei e cristiani: per i romani era una persona che doveva la vita al suo padrone , quest’ultimo disponeva di lui come meglio credeva e se lo riteneva opportuno poteva perfino ucciderlo.

Per gli ebrei il servo era una risorsa, una persona su cui investire, per poter in caso di necessità affidargli le questioni di famiglia ( IL servo di Abramo).

Paolo quando si identifica come servo a queste due immagini in mente.

La parola servo nel cristianesimo non vuole rimarcare la bassezza della persona, perché Dio dona dignità alle persone, ma vuole sottolinearne l’appartenenza(1 Corinzi 6:20 e Cap. 7:23).

 

 

 

(Esodo 21:2-6)  Ci dice che fondamentalmente esistevano due categorie di servo:

Quello comprati a cui tutti appartenevano e  quello innamorato  che rimaneva nella casa per scelta. Il primo era a tempo infatti al giubileo poteva andarsene  l’altro è per sempre.

Noi siamo servi comprati e innamorati.

 

 

2)Paolo si definisce uno che: è stato chiamato( Versi 1-6-7).

Con questa parola Paolo  intende mostrare  l’azione specifica dello S. Santo, nel portare a Dio le persone. Il  cristianesimo genuino deve la sua efficacia e crescita al coinvolgimento diretto di Dio nel Suo mezzo. Ognuno che vive un rapporto di fede con Gesù, che ne sia cosciente o meno è stato “contattato” direttamente da Dio, attraverso i moderni discepoli. La chiamata diretta di Dio ci ha  portato fuori dalla condizioni precedente di  estranei, per introdurci  a quella di figli.

Noi non siamo resi figli di Dio  dalla capacità manipolativa umana dell’ eloquenza o altro.  Ma direttamente da Dio attraverso lo strumento da lui usato.

La nostra figliolanza è da Dio, e questo ci responsabilizza verso di lui.(Giovanni 3:1-8)

Se  la nostra chiamata è dagli uomini allora  sarai schiavo degli uomini. Dovrai ingraziarti le loro simpatie. (Galati 1: 6 e 10)

Paolo prende la sua importanza non da cosa compie lui per Gesù, ma da cosa Gesù ha compiuto in lui.

 

3)Paolo si definisce  messo da parte per l’evangelo(Verso 1)

Con questa  parola vuole sottolineare la scoperta dello scopo di Dio , per la sua vita.

Ogni cristiano dovrebbe conoscere gli scopi generali di Dio per la propria vita.

La parola separato o messo da parte è la stessa usata per  “Fariseo” che letteralmente significa “Segregato- isolato” ma la differenza nell’applicazione è immensa. Infatti i farisei , si auto separavano per promuovere la loro setta religiosa, attraverso la manipolazione delle persone e della verità.

Paolo  invece non si è separato dagli altri per fare qualcosa di personale, questo accadeva  prima nella religiosità, ma  è Gesù che lo ha chiamato sulla via di Damasco e dedicato a uno scopo preciso : L’evangelo. Questo accade a tutti quelli che Dio chiama, la Sua opera li allontana dal male per dedicarli ad uno scopo nuovo.

Dio non ci separa dagli uomini , ma ci manda tra gli uomini come servitori di Gesù.

 

Fabrizio Terregna

 

Anche nei (versi 6-7) viene detto che anche noi siamo  stati chiamati direttamente da Gesù

Cristo, amati da Dio,  chiamati ad essere santi, c’è uno scopo essere santi,  separati dal male.

La santità è il dono di amore del PADRE, che ti mette in condizione di essere e vivere come LUI.

Perché è importante la santità: (Verso 4) Gesù è l’esempio: Nato nella carne come tutti, MA

La santità ti stabilisce come “Figlio di Dio” ti rende stabile in Dio.

Ti mantiene in autorità sul male.

Ti assicura una vita di resurrezione.

Torniamo così al verso di apertura : Il giusto vacilla davanti al male, per insicurezza.

 

Past.
Fabrizio Terregna